L'antidoto al veleno dell'ipocrisia è l'amore!
A lungo guardasti
il legno ardere
immersa nel calore
di una certezza.
Il tuo pensiero
ti insegnava a perdere
ma il tuo cuore
cantava ebbro di fermezza.
Le dolci note
riempivano un’assenza
a lungo aspettata,
ma mai cercata.
I tuoi gesti e i tuoi desideri,
un'unica essenza.
Il dubbio respingesti,
certa che sarai trovata.
Lunghe e noiose
risuonavano le ore.
A dar sollievo fu Bacco,
che ebbe l’onore
di aprire le danze
in onor dell’amore.
Di fuori la neve scendeva,
ma senza rumore
e lo schiavo della Notte,
che grande attore.
Non ti deluderò, aveva promesso
il tuo eroe senza pudore
e il sol ricordo a ciò
risvegliavano un giovanile ardore.
Ora, che anche i ceri
emanavano il loro calore,
ti accorgi, sia loro che lui
lasciano sempre un buon odore.
Ad un tratto
un battito alla porta ti destò
e velocemente corresti verso l’uscio,
colma di magia.
Perciò la promessa fatta
non era una bugia,
questa era la speranza in te,
che con forza riaffiorò.
Guardasti negli occhi
uno sconosciuto alato
e uno strano brivido
percorse il tuo dolce dorso.
Ermes, il mio nome,
disse colui con timbro fatato.
L’eroe è spirato. Fatale gli era
un semplice morso.
L'alato riprese il suo viaggio
appena finito di parlar
e un dolore incitò il cuore
“Ai quattro venti devi urlar.”
- Il tuo veleno
di strisciante rettile
me l’ha portato via.
Oh, una morte atroce
prometto a te,
dannata Ipocrisia.
Il tuo nome è famoso
e potente è il tuo regno.
Sei re e regina di questo
e altrui mondo.
Sarà mia la vendetta
che lascia il segno.
E tutti li maledico,
gli Dei del profondo.-
Si è scatenata così
una guerra senza età
e in testa a tutti,
sempre lei, la Lealtà.
Nell’Olimpo si parla
e si discute tuttora
di questo povero mondo
andato in malora.