D'un nemico qualsiasi e altri freak | Del poeta irriverente

Viver liberi

in un mondo di schiavi

dà forza al cuore.

… E DIO MI STUZZICÒ!



Mai ho sentito e visto un tale coacervo di deliranti disturbi della personalità e del comportamento girovagare in lungo e in largo come da un anno e mezzo a questa parte. Almeno secondo me. Se non fosse che ciò mi suscita una certa ribellione profonda, direi arcaica, potrei anche sorvolare e godermi lo spettacolo circense offertomi da questi capricci di natura, comunemente chiamati anche freaks o mostri. Mi rendo conto che il paragone non è propriamente delicato in quanto leggermente offensivo nei confronti di freak e mostri, ma confido nel loro accoglimento e nella comprensione di un tale accostamento poiché assenti, accoglimento e comprensione, in quel loro mondo immaturo e fanatico. Come pure è assente la disponibilità al confronto maturo e, men che meno, al dialogo libero tra individui che vivono lo stesso suolo.


È per me tutt'ora sorprendente quanto un semplice avvenimento, come quello dell'apparizione di un parassita sulla scena del mondo, possa scatenare un tale caos emotivo in certuni da far loro addirittura gridare a squarciagola: SIAMO IN GUERRA! e correre ai ripari con una pezza da bocca (il nuovo elmetto) dalla minaccia di goccioline di saliva (i nuovi proiettili) e di abbracci e strette di mano (le nuove bombe). E come ben sappiamo, in guerra ci vuole un nemico da combattere, annientare, e, mal che vada, da bombardare di accuse per le sue orribili gesta perpetrate nei confronti di chiunque respiri liberamente. E così diventa il pericolo pubblico numero uno. Per tutti. Indistintamente. Almeno così dicono. 


A lungo andare però non regge una tale narrazione perché un urlo di guerra scatenato, non da un parassita, ma da una semplice emozione, perlopiù immatura, è destinato a dissolversi come la nebbia al sole. E lentamente la vista torna chiara e nitida. Torna la consapevolezza che non vi è motivo alcuno di giocare alla guerra con un parassita poiché ne è pieno il mondo e, a ben guardare, anche in ampio sovrannumero. Non conviene certamente né a noi né a lui. Inoltre torna il giusto contesto in cui inserire un tale parassita che non è certamente quello della guerra. Lento, ma sicuro, torna l'ordine naturale delle cose. E la vita continua, magari con una sana risata per l'eccesso emotivo vissuto. Amen.


Purtroppo l'autoironia non è qualità di tutti e così, coloro che non accettano di essere stati vittima di un'esagerata risposta emotiva ad un evento alquanto naturale, continuano a rincorrere il fantomatico contesto di una guerra in atto. Come ben sappiamo, la guerra ha bisogno di un nemico e, poiché anche i più imperterriti fanatici di una lotta contro il parassita si sono resi conto che non è possibile sconfiggere qualcosa che è destinato, piace o non piace, a far parte del nostro vivere quotidiano, allora gli stessi destinano il loro odio e la loro frustrazione nei confronti di coloro che hanno deciso di non dar spazio a risentimenti bellicosi: sono loro i nuovi nemici. Eccoci servito così il contesto per comportamenti distorti e parole deliranti pur di sfamare la smania di quel dio Ares, il quale governa indisturbato una mente immatura e ossessionata che non riesce proprio a ridere di sé stessa.


Come già accennato prima, se non fosse per quella sottile ma profonda sensazione di ribellione che sovente mi assale quando sento e vedo le aberranti distorsioni di una mente immatura e tiranna che sparge odio e accuse, mentre ricerca affannosamente colpevoli di ogni tipo pur di avvalorare la propria ragion d'essere, potrei anche divertirmi alla vista dello spettacolo orwelliano messo in scena da attori di bassa caratura e registi di pessima fama. Invece no, non diverte! Direi piuttosto che ha un qualcosa di stimolante. In quale direzione lo stimolo ci spinga, a scegliere le profondità di una umile tazza o di un abisso della propria anima, rimane una scelta squisitamente individuale. Ed è rassicurante sapere che la vita per contro e di certo non discrimina nessuno solo perché ha scelto di sgomberare gli intestini e nulla più.


Marcus