Non v’è grandezza ne coraggio nel gergo dell’aggressore!

Qualsivoglia sia il campo, mia fidata, nella nostra società siamo spesso esposti a un gergo dell’aggressore. Le parole feriscono e ripetere le loro distorsioni minaccia di leggere il corpo, di una donna ancora e oltre, come se fosse una proprietà, un oggetto su cui campare un diritto, solo e sempre a violare.


L’offesa della molestia e dell’abuso è ad accendersi pure senza l’impiego di una forza bruta. Più della violenza spesso mezzo di violazione sono l’intimidazione sottile, le astute tecniche psicologiche, le strategie emotivamente coercitive a rivelarsi più efficaci nel rendere docile il corpo da soggiogare.


Lo annunciai già a suo tempo in quell’altra sede …

non è celeste

la mente che ordisce 

il governo indiscusso

di un Altro assoggettato.



tratto da

La violenza dentro | Lettere a Dafne

Metilde S

| vedi libro |